“arte la mia seconda pelle”- eros agape philia
Segnalato da Rosa DidonnaCategoria: Mostre
Data: dal 14 dicembre 2011 al 31 dicembre 2011
Indirizzo: Studio fondazione Xante Battaglia castello 2265
Provincia: Venezia
Orario di apertura: ore 18,00
Sito internet: www.globalaerweb.org
Referente: Luana Raia.-Xante Battaglia
Per informazioni: 0804782863 3471843201
E-mail: info@globalartweb.org
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sabato 31 dicembre 2011
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Ora18.30 fino a 21.30
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Dovex la 54< Biennale Arte 2011/
2012- Arsenale Venezia performanc e di Rosa Didonna -
Descrizione“ARTE LA MIA SECONDA PELLE” presentata da Sabrina Delliturri
- EROS AGAPE PHILIA
balletto Giuseppe Lamanna e Liliana Delliturri
A cura di Luana Raia e Xante Battaglia
Vernissage Sabato 31 dicembre 2011 alle ore 18.30 fino a sabato 14 gennaio 2012 alle ore 21.30
presenta sabrina delliturri
Studio fondazione Xante Battaglia
castello 2265
L' "Eros" indica la gioia del primo incontro, l'ebbrezza della conquista. E' la cura posta nella relazione per colpire l'attenzione, destare l'interesse dell'altro, richiamarne in qualche modo particolare il mondo interiore, perché si accorga della nostra esistenza. E' lanciare messaggi mediati dal nostro corpo, attraverso l'estetica, l'abbigliamento, il linguaggio degli sguardi, delle premure.
La "Philia" è scambio affettuoso di mondi, esperienze, vissuti che s'intrecciano in un dialogo che spinge all'empatia, al porsi nei panni dell'altro, a vedere con lo sguardo dell'altro, ad ampliare il proprio punto di vista. E' trasmissione, conoscenza dell'io attraverso un tu, amicizia, stima di sé per consegnarsi ad un individuo diverso; è volontà di migrare da se stessi per avventurarsi in un mondo sconosciuto, scandagliare la propria realtà interiore lasciandosi accompagnare da un altro degno di tanta fiducia.
L' "Agape", incarnata da Rosa Didonna, è donazione di sé, è amore disinteressato, è gratuità, creatività, incontro, convivialità, condivisione. E' sensibilità, tenerezza, è donarsi e lasciar donare, è esprimere e lasciare esprimere.
L'Amore per l’arte lascia la libertà di condividere senza porre o imporre ostacoli, condizionamenti, regolamenti. È una volontà di completarsi nella relazione. E' un entrare nel mondo dell'altro in punta di piedi per essere una cosa sola. L’arte diventa la seconda pelle, la propria essenza vitale. È muta rigeneratrice, uno svecchiamento del proprio “io” per nascere, come nuova creatura, ad una esistenza rinnovata.
Rosa Didonna, attraverso le sue opere e le sue performance fa si che L’ARTE diventi la risposta ad una società in continuo movimento che non presta attenzione all’individualità, sia un linguaggio universale che supera le distanze, demolisce le differenze e conferisce a tutti dignità. La sua vita diviene teatro e palcoscenico in cui la soggettività diventa oggettività identificandosi completamente nell’assoluto.
L’ARTE DI ROSA DIDONNA
Nella mia arte,installazioni, pittura, scultura, musica, danza e
teatro si incontrano come documento dell’azione artistica e come esito
espressivo finale d‘un più complesso progetto, sempre restituendo
l’immagine di me stessa il gesto il segno per approdare alla prosa
finale “Star – giostra della vita” tratta dal mio libro “Arte la mia
seconda pelle”. Per l’uso del travestimento, per il gioco dei ruoli
tra l’eros e il tanatos vi è l’interpretazione di stereotipi che
potrebbe essere collocato idealmente accanto ad artisti come Cahun,
Luthi e Sherman.
La vena drammatica rende ogni cosa di un’aura leggera; i messaggi, che
dal mio lavoro traspaiono, sollecitano l’attenzione dello spettatore
su temi importanti, avvalendosi – come body art – dei codici
linguistici della moda, della televisione, del fumetto, e usando il
kitsch per smascherare gli eccessi e le strumentalizzazioni dei media,
di cui siamo quotidiane vittime, incuriosendo il popolo dell’arte a
smuovere la propria volontà per poter godere di eventi culturali.
“Che significato ha lo stacco della pelle in rapporto alla mia arte?”
Ho pubblicato il mio quarto libro “Arte la mia seconda pelle” dove
troviamo protagonista la storia di Rosetta, bambina inquieta e
indomata che ne combina di tutti i colori ancora prima di ricevere in
regalo dal nonno a 10 anni compiuti una tavolozza ed una scatola di
veri e propri colori,questo regalo segnerà una svolta nell’iter di
Rosetta. Nel libro si può trovare una raccolta dai primi disegni e
fogli di quaderno delle scuole elementari, fino alle immagini
pittoriche che, dall’adolescenza arrivano ad oggi.
Attraverso questo lungo racconto si rivela un percorso continuo,
coerente e consequenziale. La performance è l’ennesimo atto evolutivo
di un arte in continuo mutare.
“Il mio percorso artistico e la vita stessa coincidono. L’arte è per
me soprattutto una maniera di esprimermi, un modo per riflettere sul
mondo e sull’arte stessa.
Raccontare è il verbo adatto al mio lavoro. Ribadisco questo concetto. E’
chiaro che il mio lavoro riflette il mio modo di vedere la vita e
l’arte parallelamente, con grande senso critico.
L’interpretazione di personaggi stereotipati fa parte dei miei
travestimenti, che giocano spesso sull’ambiguità sessuale.
Sempre ho “dipinto” figure paradossali ritagliate da una realtà
esasperata dalla mia creatività ma tutto ciò con il ritratto della mia
personalità privata centra ben poco. Interpreto stereotipi che sono
distanti da me mille miglia. I personaggi dei miei dipinti li faccio
vivere proprio come un attore sul palcoscenico. Non mi interessa
mostrarmi solo per narcisistico piacere, ma come mezzo per evidenziare
– in quanto vittima di questi attentati mediatici – i paradossi di
questa società, in modo divertente ma sempre con forte senso critico e
nessun compiacimento. E’ narrazione dipinta di kitch (strumento più
volte utilizzato da pubblicità e mezzi di comunicazione), o con
immagini libere da orpelli ma pur sempre tragicomiche.
Anche la sessualità, vissuta con imposizioni e canoni ben precisi
dalla nostra società, è uno strumento di indagine che alcuni dei mie
personaggi rivelano in maniera evidente. Il ruolo in cui la religione
ha relegato la sessualità è una delle tematiche del mio lavoro, come
quella del disagio per le differenze razziali, o generazionali fino al
travestimento che la gente adotta per uniformarsi o diventare uno
stereotipo.
L'obbiettivo che io propongo ogni qualvolta che creo e presento la
mia “Arte la mia seconda pelle” è di emozionare e commuovere il fruitore.
Infatti il punto forte consiste proprio nell'interazione tra artista e
fruitore. La suspance che nasce dalla performance risveglia il
fanciullino che c'è in ogni un uomo, che vuole crescere e che si
lascia affascinare da una spettacolarità cruenta e coinvolgente. Al
contrario il bambino vero e proprio, spinto da questo slancio di
crescita veloce, che richiama anche la sua innata fantasia, tenta di
uscire, travolto da una situazione che lo incuriosisce.
Il fine dell'opera è la realizzazione di una pale dal'altare, simbolo
di arte concettuale, insieme ad ogni componente della scena, che con
ogni movimento assume il ruolo di scultura vivente; il quadro completo
è rigeneratore perchè io stessa, attingendo dalla fiamme dorate
(crogiuolo di sangue e d' arte), vivo una rinascita e cambia la muta,
che mi viene strappata dal volto.
L'essenza di questi happening sempre diversi corrisponde ad uno
spirito crescente, che cambia ogni volta, che si adatta al posto in
cui la mostra è presente e al quale si possono aggiungere e sottrarre più elementi.
I movimenti contemporanei e sinuosi rappresentano il bene e il male in
continuo conflitto saranno le preghiere della sacerdotessa Rosa a far
sì che alla fine si uniscano e si completino a vicenda.
Il sottofondo della musica è in bilico tra beatitudine e sacrificio,
funge da sfondo ad uno scenario che si risolve con la crocifissione
nel sudario e con la pietrificazione delle componenti.
Il dolore di cui si fa portatrice Rosa rappresenta in realtà il
sacrifico che caratterizza l'intera società sofferente del mondo dell'arte odierno.
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